Testo Sensitivo … sterzai, il viaggio
da fisico diventò mentale, l'arte da mentale stile di vita diventò fisica. Cominciai a produrla. Una situazione
congeniale. Per evitare di sentirmi un agente pubblico che non sa per chi
lavora, o in che modo gli
arrivano quelle dannate istruzioni, mi muovevo in penombra dove non c'è differenza di
linguaggi e dove tutto si mescola indistintamente, sia la forma che il
concetto. Nascevano così
differenti metodi d'informazione, misurazione, osservazione. Era l'epoca pre quantica,tra l'uno e
il due la nauseante settarizazione e qualche volta sei dovuto restare lì a
guardare la tua avvizzita
pelle da monaco. Qualcosa cambia.
Poveri agenti pubblici, tutto quel lavoro per niente, ma loro neanche se ne accorgono. I tasselli
si rimescolano per l'ennesima correzione. Era il riciclo dei quanti epocali,
così difficili da
percepire e così stranamente prevedibili. Tutto partì dall'indeterminazione.
Come vivere con tutto il mondo
centrifugato sotto i piedi, una dolce e soave nube di polvere dove adagiarsi.
I frammenti della
polvere erano una serie di geni, caratteri, personaggi, movimenti, sottili
miasmi, frammenti di
conoscenza, agenti pubblici in attesa d'informazioni; putridi umori
fecondavano grappoli di uomini
appesi a miasmi indicibili, abominevoli, osceni, talmente fatti secondo
natura da sembrare artificiali,
tutti aggrappati a piccolissimi schemi, imbruttiti, incupiti, gioie
ristrettissime, distanti mille miglia
da una qualsiasi parvenza di lontana eleganza, sapori, odori, rottami, vacillavano nella
nuvola. Osservavo quella
grossa polvere,, uno scintillio sfocato che mi scorreva tra le mani come
sabbia. Mancava una non
curante unità di misura. Era tutto come sotto una lente d'ingrandimento
sfuocata, nessuna cosa degna di
essere messa a fuoco. In questa ingrata
situazione e continuando a galleggiare stando ben attento a non cadere in
quella stupida nuvola,
cominciai a fare arte. Cosa potevo fare in
questo putridume se non la cosa più inutile,che ci sia, qualcosa che non
esiste, una clonazione,
niente umori, nessuna interferenza, nessun compromesso, nessun umore esterno. Vivere continuamente
galleggiando, in una sana sospensione e un sano egoismo, dove l' impeccabilità è
retaggio dimenticato. Solo mente e fisico da bruciare, consumare per bene,
esplorare senza stupidi limiti
o preconcetti, assolutamente non giudicabile, da usare anche come laboratorio chimico, sondarne gli
anfratti senza riserve, adagiarsi su solide strutture inesistenti, qualche
volta essere cullati
lasciando libero il termometro delle sensazioni. Talvolta girovagando
tra lo svolazzare della nuvola mi trovavo tra delle piccole aree tra
l'azzurro e il verde,la sintonia di
un neonato poggiato sul manto sottoboscoso, stesso odore esterno e cervello o sul bordo di una
scogliera di tufo, stesso odore tra l'esterno e il cervello, insomma limpidi
cristalli e complementareità,
inconfondibili odori conosciuti; tutto solo una valvola per sopravvivere. Generalmente nella
nuvola sospensioni di polveri da sparo, pezze sporche, coglionerie da
raffinati, sordi rigurgiti,
banche, chip insostenibili, benessere nei tubi di scappamento, linee
ininterrottre, brullichii
sotterranei, sottofondi di cavi, aria in agonia, tonnellate di aria pesante
nelle stanze, pregnie di nauseanti
odori personali, benefici sensi che pervadono, piccoli led dell'amore si infiammano, poi si
spengono, si leccavano capezzoli fino a menti sgombre, l'attacco alle
funzioni ghiandolari portava
gravi danni, le tv selezionavano e scartavano menti, qualcosa scorreva a
fiumi, biochimica
differenziata, macromolecole marcavano cambiamenti e si marcavano
trasformazioni. Supino sull'onda ad
occhi chiusi, ronzio basso, tensione al minimo, così calmo da essere anche pronto per la roulet
russa, la catena dei pensieri riparte, non guardi, filtri,, elimini cancelli,
soave ronzio; aprivo gli
occhi. Dall'altra parte agglomerati di nuvole,irragiungibili, terribilmente
desolati, deserti pietrificati
talmente duri da essere gelide meteoriti su un orbita circolare. Il vento che provocava lo scorrere
sull'orbita era piacevole; talvolta si liberavano scintille così piacevoli
sulla pelle, sinapsi
attivate, lievissimi spasmi, continue velocità alterate, tempi dilatati
annullati, 50% di probabilistica un
mare di reti sensoriali isolate si collegavano inesorabilmente tra loro. Era
così soave viaggiare in
quella rete. Un limite dilatato unificava gli spuntoni delle connessioni. Dispersi nella nuvola
un oceano di sensazioni umane intermittenti, inanellate in occidente. Le bili si muovevano,
le sinapsi entravano in azione, reni secernevano urina, ininterrottamente, labbra si
socchiudevano, noioso condizionamento da network, organizzazioni facevano
girare masse di persone, c'erano
direttive, condizionamenti cambiavano cicli biologici mutati. Assistevo a tutto ciò
mentre mi rigiravo tra le mani quella polvere fatta di labbra, sinapsi
impazzite, escrementi
nebulizzati, comportamenti tanto a modo. Talvolta fastidiosi turbinii
smuovevano quella fetida polvere,
incentivata secrezione di umori, lampi di led impazziti pungono la pelle,
forti onde investono su un
pantano, sporcavano, inzozzavano, melma gommosa appiccicata alla pelle. Una volta provai a
immergere il pene nella nuvola. Cinquemila piccole bocche cominciarono a succhiare di gusto.
Niente male. Per un periodo fu il depositario di sperma con onde scrotali e compressioni di
orgasmi che correvano sull'asta turgida. Cominciai a prendere
un pezzo di nuvola e ad analizzarne il grado di deformazione. Sono i quanti epocali, tutti
analizzati,localizzati e schedati, ognuno nel suo appropriato contenitore,
per ributtarli, riveduti e corretti
nella nuvola. Maurizio Colantuoni 1988 |